Civiche Produzioni


"Una Disperata Vitalità"
Spettacolo per immagini e corpi, studio sulla poesia di Pier Paolo Pasolini

Picture
Il progetto del Civico Teatro Inesistente si propone di lavorare sui testi di Pasolini, dando
vita, contestualmente, a una messa in scena dei risultati, utilizzando lo strumento
teatrale.
La messa in scena è quindi costruita a partire dai testi tratti dalle seguenti raccolte di
poesie di Pasolini: La meglio gioventù e Nuova forma della meglio gioventù, L’usignolo
della chiesa cattolica, Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo, Poesia in
forma di rosa, Trasumanar e organizzar. I versi sono stati scelti dopo un’attenta lettura
e un’articolata discussione all’interno del gruppo, per approdare a una scelta condivisa e
alla costruzione di una traccia drammaturgica.
In Pasolini la parola poetica è memoria, è polemica culturale, è riflessione civile e
biografica; nella drammaturgia ispirata ai testi la parola si fa azione scenica.
Il lavoro, dal titolo Una disperata vitalità, è suddiviso nelle seguenti parti:
1) La meglio gioventù
2) Le ceneri di Gramsci
3) Quello che chiamiamo amore
4) Solitudine
5) Urlo oltre la fine
per una durata di circa 60’.
Dal punto di vista della formazione teatrale, tutti i partecipanti al gruppo hanno in
comune il lavoro con l’attore e regista teatrale Oreste Braghieri (Premio Scenario 1995),
nei Laboratori di Teatro Povero tenuti annualmente a Montecchio a partire dal 2004.
Una disperata vitalità è andato in scena con successo di pubblico il 20/06/2009, allestito
presso il Cortile della Biblioteca Civica, nell'ambito del Parma Poesia Festival 2009.


"C'è qualcosa nella morte come l'amore"
Voci e storie dalla collina di Spoon River

Picture
Non è facile raccontare Spoon River. Ma abbiamo sentito il bisogno di farlo, di volgere i
versi che raccontano quelle vite in gesti e azioni teatrali. Per capire, che in fondo "C’è
qualcosa nella Morte che ricorda l’amore". Raccontare oggi una delle colline più famose
della letteratura è, anche, l’amore per quelle parole che ci ricordano la caducità della
vita ed i sentimenti che, unici, le sopravvivono, lasciando traccia del nostro passaggio.
In quei versi si sentono ancora il rumore del j’accuse al denaro, alla guerra, alla
ipocrisia ed al conformismo di Edgar Lee Masters e la condivisione della Pivano. È
passato un secolo e molti nomi incisi nella pietra non si leggono più, eppure le lapidi
sulla collina di Oak Hill continuano a raccontarci le loro storie, le loro verità, il loro
anelito di libertà.
Il lavoro di ricerca e di messa in scena si propone di affrontare i versi di Lee Masters
facendo rivivere i personaggi degli epitaffi e accompagnandoli ad altri personaggi
importanti per la nostra memoria. Quindi, accanto al suonatore Jones, al malato di
cuore Francis Turner, al matto Frank Drummer e ad altri protagonisti dell'Antologia di
Spoon River, il pubblico troverà diverse altre presenze a sorpresa (senza dimenticare un
omaggio dovuto e riconoscente a Fernanda Pivano, Cesare Pavese e Fabrizio De André),
a comporre un mosaico della memoria e un fecondo nutrimento per il presente e per il
futuro. Nel ciclo della vita, infatti, la morte è nutrimento della vita di coloro che
restano, se il terreno della società sa accogliere il seme sparso da coloro che muoiono.
Come già proposto in Una disperata vitalità, tratto dai versi di Pasolini, i versi di Lee
Masters verranno affrontati come testi, come documenti, da cui ricavare la materia e gli
stimoli per la messa in scena, unitamente alle immagini del fotografo William Willington
(nato nel 1978, ha realizzato la mostra e la successiva pubblicazione Spoon river ciao,
del 2006). Altra fonte ispiratrice è la rappresentazione della provincia americana del
pittore Grant Wood (1891-1942), la cui opera più nota è Gotico americano.